La derivazione delle idee illuministiche da una dottrina occulta è al centro delle ricerche svolte con il libro “Origini occulte dell’Illuminismo” da cui, come una costola dal corpo di Adamo, ha preso consistenza lo studio sul Mazzini nascosto, che di quell’impianto conserva molto dello scenario Ottocentesco dei movimenti che dal Secolo dei Lumi tentavano di far emergere una Età della Ragione.
Il rimando alle fonti costituisce parte di un affascinante problema storico e letterario: la separazione tra fonti accademiche e fonti visionarie, complottistiche e di propaganda.
Tra i libri che appartengono al primo livello di analisi, si potranno richiamare senza dubbio “Da Berlino a Gerusalemme” di Gershom Scholem, circa l’effettiva esistenza della famosa loggia “Zur Aufgehenden Morgenröte“. Più difficile sarà intravederne i membri, senza accedere a fonti meno blasonate come Nesta Webster o Guy Carr, che a loro volta si nutrono di fonti aleatorie come i visionari resoconti del conte Spiridovich.
Se l’architrave di questo sistema è Gershom Scholem (ci sarebbe anche il solito René Guénon, in veste di denigratore sardonico, che però risulta esclusivamente fuorviante in questo contesto), allora dovremo fare riferimento anche ad altri suoi rilevanti titoli come “Le grandi correnti della mistica ebraica” e la monografia, monumentale ma non per questo meno ironica e tagliente, su Shabbatai Tzevi, il Messia degli Ebrei delle Tribù Perdute. Di questo parla uno studio molto ambizioso, nato come “L’ebraismo per non ebrei” ed evolutosi in trattato politico-teologico, con il titolo “Il Dio dell’Eden” il cui esito è un lavoro di ricerca, per ora scritto soltanto in inglese, sulle origini della parola Coen, che molto ha da dire in proposito, specie sulla insostenibilità della pretesa di legittimità di un ruolo sacerdotale esclusivo, sia per la tradizione giudaica che per quella cristiana. Potrei chiudere questo articolo, cominciato con il titolo “Illuminismo e oscurantismo” con il sottotitolo “Per la luce di un nuovo Israele”.