In fine e in principio, che il Dio dell’Eden non sia il vero Dio è noto da sempre: ma oggi è documentabile. Il percorso di ricerca insito in questo libro lo dimostra e, per farlo, si manifesta nel suo svolgersi. Il Dio dell’Eden è un libro dalla genesi multiforme. L’Autore ne parla qui spiegando in primo luogo che il titolo non è pretestuoso, non si tratta di un romanzetto o un racconto allegorico. Il Dio dell’Eden è una ricerca sulle fonti, tutte documentate e confrontabili. Una ricerca che si stratifica nel corso degli anni, come il filmato dichiara mostrando gli altri libri che hanno preceduto «Il Dio dell’Eden». Il punto di partenza è dato da Torah Atziluth, un libro sull’interpretazione ermeneutica dei primi tre capitoli del libro della Genesi. L’introduzione di Luigi Moraldi a questo libro si manifesta come chiara indicazione del contesto di derivazione della ricerca (Moraldi è stato il principale traduttore in lingua italiana dei manoscritti di Qumran e di Mag-Hammadi). La successiva curva che l’Autore imprime al suo racconto è relativa ai suoi studi rabbinici che lo hanno condotto a prendere in considerazione la conversione (ma il termine più esatto sarebbe “il ritorno“) all’ebraismo, per poi scartare l’ipotesi e abbracciare l’ebraismo di Spinoza, di De Pasqually e, definitivamente, di tutti i marrani, cioè di quegli ebrei che, costretti o per opportunità, hanno perduto la tradizione dei Padri («L’Ebraismo per non-ebrei»). Da questa impervia balza, l’ultimo salto verso la vetta consiste nel manifestare che questa lettura non è una curiosità filosofica che si risolve in una fantastica cavalcata attraverso un passato mitico: al contrario, il libro prende consapevolezza del suo essere, proprio sul modello spinoziano, un “trattato teologico-politico” e di contribuire dunque in modo attivo, per chi vorrà svolgere un percorso di lettura e introspezione, ad un mutamento dei modelli culturali, e al superamento dei veli oscurantisti delle religioni in nome dell’idea di un’età della Ragione che consegue all’età dei Lumi e che oggi, nel XXI secolo, dovrebbe permettere a chiunque voglia aprire il suo cuore, la sua mente, i suoi occhi, di comprendere che la vita spirituale non dipende né dal potere né dalla religione: è un atto di libertà, di volontà e consapevolezza, che parte dal più nobile dei desideri che la condizione umana possa esprimere.
INTGLISH? As we are talking about an European movement, language is a very important point. We need to imagine – as we in fact does when working in presence – a place where people of different language meets to work together. Of course, our work language is English; but we want to underline that there is consciousness and awareness that our English is a language of transformation, we may say a form of International English or – if you prefer – Internet English, the mix we call Intglish, as explained in the Europa Magica magazine, This lighter approach to communication is the spirit of time and, while we respect the great tradition in literature and history of the English language, simultaneously we call for a frank language which is the result given by the magickal equation of the mix of words taken from Enochian, Hebrew, Sanskrit, Latin, French, German, Spanish, Chinese, African and Maya which are the instruments of Magick. Therefore, dear Reader, forgive us some mistakes in grammar and syntax, thinking that we are building a new koiné.