Cardiaco e Teurgico

Cos’è meditazione? Chi sa dirlo?
Sgomberiamo il campo dagli aspetti ornamentali, esornativi, che restano inessenziali. Tutto sta dentro di noi, non c’è altro. Ognuno di noi è un Eone.
Ma un Eone si manifesta dove può, e non dove vuole. A chi non è capitato di dover essere in un luogo e desiderare di essere altrove? In questo scarto c’è tutta la relazione tra la necessità (karma), il nostro desiderio di purezza (vidya) e l’opportunità di colmare la differenza attraverso il comportamento appropriato (dharma). Attraverso queste relazioni dinamiche possiamo ottenere progressivamente l’avvicinamento e la stabilizzazione del nostro manifestarci in luoghi e condizioni più aderenti al nostro desiderio profondo: a patto di non confondere i volubili desideri illusori della mente con i più autentici desideri profondi del cuore.
In altre parole, ci sono luoghi, condizioni e ambienti che rendono più congeniale il dedicarsi a certe attività: è lì che dobbiamo risiedere. Un mistico può certo riuscire a “fermare il tempo” e trovare piena concentrazione anche nel traffico cittadino o in un affollato bar, ma è più semplice, e i disturbi sono minori, se questo accade in un luogo silenzioso e riparato. Inoltre, ed è ovvio, piuttosto che in un luogo opprimente o inadeguato, è più facile ascendere in astrale se questo avviene in uno spazio consacrato in cui, nel tempo, sono convenuti oggetti risonanti, come candelieri, bruciatori di incenso, drappi e altri elementi che inducono facilmente lo stato psicologico più adatto ad allentare le tensioni e sublimare il mentale. I Maestri della Qabbalah dicono: non è la Menorah ad esser sacra in sé, ma è la funzione cui noi la adibiamo che può renderla tale.
Un secondo punto, da sempre noto alla più interna tradizione teatrale: la distinzione tra meditazione contemplativa (studio, osservazione, vuoto mentale e ogni forma di azione verso l’interno) e meditazione attiva (più propriamente intesa, da Cornelius in avanti, come Magia Cerimoniale in quanto forma di azione verso l’esterno), che consiste nell’ordinare lo spazio, fissare i punti cardinali e quindi eseguire cerchi e quadrati in corrispondenza di orientamenti dati da testi-canovaccio quali sono i talismani, e pronunciare in corrispondenza degli angoli certi nomi e imprimerli per aprire e segnarli per chiudere con speciali gesti.
Se questa distinzione, che chiaramente è discutibile, come tutto è discutibile finché si resta nel mentale, si trova tuttavia tradizionalmente fondata, allora consegue che la meditazione contemplativa si addice all’agire cardiaco; mentre la meditazione attiva si risolve sostanzialmente nella pratica teurgica.
I due metodi sono differenti soltanto in apparenza: si tratta di due vie per ottenere lo stesso risultato. In entrambi i casi si tratta di innestare un momento della giornata distinto e separato dal turbinare dei pensieri, con il loro carico di ansie, preoccupazioni, bramosie, cui siamo ordinariamente sottoposti.
Se la meditazione contemplativa ottiene questo risultato lasciando fluire i pensieri fino ad annullarli e giungere a una dimensione astratta (o, se si preferisce, astrale), la meditazione attiva perviene al medesimo scopo attraverso l’esecuzione di una sequenza di azioni del tutto prive di contenuto pratico e di parole lontane da significati del parlare quotidiano ma con la possibilità costante di verificare se ogni singola azione è stata eseguita correttamente, se ogni parola è stata pronunciata nel tempo e nel luogo dovuto, e da qui rilevare se si è ottenuta una concentrazione adeguata, che si raggiunge soltanto se i pensieri di disturbo non si frappongono generando l’errore. 
Infine appare chiaro che la distinzione è illusoria, che ciò che conta è l’unità, l’integrazione, la reintegrazione dell’uno: la condizione attraverso cui l’Eone entra nella possibilità di essere dove desidera, di ottenere lo stato che gli è congeniale.
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Kohen Qabbalah

In this short movie, the Author of the research Kohen Qabbalah speaks about the differences between spirituality and religion, claiming that early tradition is founded on a natural spirituality based on the simple observation of the Moon, the Sun (and the Planets around it) and the Stars. Through this simple understanding, the demonstration is given through by modern researches, which are able to get information from Qumran and Nag-Hammadi discoveries. In this way and with this meaning, the word “Kohen” allow us to go beyond even the Jewish tradition, simply because the moment this word appears in the Holy Writings is before the creation of the priesthood of Aaron (the Levites). We are so far introduced into the Ancient tradition of Melki-Tzedeq: and this is not the only surprise this essay would transmit to its Readers.

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INTGLISH? As we are talking about an European movement, language is a very important point. We need to imagine – as we in fact does when working in presence – a place where people of different language meets to work together. Of course, our work language is English; but we want to underline that there is consciousness and awareness that our English is a language of transformation, we may say a form of International English or – if you prefer – Internet English, the mix we call Intglish, as explained in the Europa Magica magazine, This lighter approach to communication is the spirit of time and, while we respect the great tradition in literature and history of the English language, simultaneously we call for a frank language which is the result given by the magickal equation of the mix of words taken from Enochian, Hebrew, Sanskrit, Latin, French, German, Spanish, Chinese, African and Maya which are the instruments of Magick. Therefore, dear Reader, forgive us some mistakes in grammar and syntax, thinking that we are building a new koiné.

Iniziazione Coen

Rabbini o Profeti? Da dove proviene l’iniziazione Coen?

Se pensiamo che Gesù è stato un profeta rifiutato dal popolo di Israele, potremmo dire che questa è un’amara verità. Ma dovremo anche riflettere sul fatto che non si tratta di una situazione mai verificatasi prima. Giusto per ricordare il Profeta tra i precursori che Gesù ha più amato, e che si incrocia con il suo destino quando viene chiamato alla lettura in sinagoga del passo “Lo Spirito del Signore è su di me, per questo egli mi ha consacrato” (Isaja 61,1; richiamato in Luca 4,17), rammenteremo che Isaja venne arrestato e condannato a morte sotto Manasse. Secondo tradizione venne inchiodato a un palo a testa in giù e il suo corpo tagliato in due: aveva osato denunciare la corruzione del Tempio.

Quel che si intende dire è che, se si vuole tentare di dare uno sguardo alla più pura essenza della dottrina Rosacrociana, occorre avvertirla nel suo intimo desiderio di ripristinare il Cristianesimo delle origini, cioè l’autentica dottrina del profeta che ha rinnovato l’ebraismo riconducendolo alla sua tradizione per cabala, precedente e inconciliabile con quel che l’avrebbe fatta diventare il Cristianesimo dopo il Concilio di Nicea del 321 e, soprattutto, dopo il 392, quando divenne religione dell’Impero romano, divenendo definitivamente strumento del potere temporale e ammantandosi di errori su errori, fino a cancellare ogni autentico rapporto con il pensiero di Gesù, che non è affatto, come si direbbe oggi “buonista”: “siate semplici come colombe e prudenti come serpenti“; non è nemmeno cristianesimo, almeno, non più di quanto il martinismo non sia martinezismo; non più di quante rose siano nella ghirlanda; non più di quante api siano nell’alveare. Eccovi un distillato gnostico e cabalistico.

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ESSENZA DELLA DOTTRINA MARTINISTA

§1. Necessaria premessa e preambolo ad ornamento dei Maestri

Definire l’essenza di una dottrina vasta e composita, che si estende nei secoli e si avvale dell’apporto di una molteplicità di autori è certamente un atto di presunzione, indubbiamente: ma non si dubiterà comunque che sia possibile una sintesi, altrimenti si dovrebbe cedere all’idea che nulla è conoscibile e che non sappiamo niente. Tesi che l’autore di questo saggio sposa con serenità, tanto più marcata è la differenza tra sapere e conoscere.

Commentando l’articolo su Martinez De Pasqually concepito in forma di “intervista impossibile” che uno dei più sensibili tra gli esoteristi del nostro tempo ha tracciato, mi sono trovato ad annotare che…

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Essenza del pensiero di LCDSM

Pensare di definire l’essenza del pensiero di Louis-Claude De Saint-Martin è veramente opera di presunzione. Tuttavia, anche sostenere che non sia possibile identificarne un cuore pulsante sarebbe vanificarne le possibilità di trasmissione. Quindi, se anche questa non fosse la più autentica essenza del pensiero di LCDSM, almeno accetterete che lo sia nella sintesi dell’autore della presente recensione: secondo il quale questa essenza è contenuta nel termine “sacerdotale“, inteso nei termini in cui LCDSM si esprime soprattutto in quella che, cronologicamente ma riteniamo anche concettualmente, è stata la sua ultima opera: “Il Ministero dell’Uomo-Spirito“.

I membri del N::V::O:: intenderanno qui non soltanto una retrospettiva sul pensiero del Ph::Inc:: per eccellenza tra i M::P::, ma anche i termini di un recente dibattito su alcune disposizioni statutarie del nostro O::M::, in base al quale proprio l’aggettivo “sacerdotale” è stato oggetto di diverse analisi e differenti interpretazioni.

Riportando al pensiero di LCDSM, potremo dire con risoluta definizione che l’Uomo-Spirito è certamente una nuova trasposizione di quel che avrebbe dovuto rappresentare l’Eletto Coen nell’Ordine di formazione del Ph::Inc::, e cioè l’Ordine dei C.:M.: Eletti Coen dell’Universo, fondato da Martinez De Pasqually e che sarebbe stato la miniera in cui LCDSM avrebbe scavato, sin dalle sue prime opere (pensiamo ai quaderni Rosso e Verde), passando per -“L’Uomo di Desiderio” così come per tutte le altre opere fino alla conclusiva “Il Ministero dell’Uomo-Spirito”.

Questa messa a fuoco del concetto di permette adesso di inquadrare in tutto il suo significato il termine Coen, che è chiaramente un termine ebraico, di cui un ampio e accurato studio è stato condotto con l’opera rappresentata in immagine e alla quale si rimanda per tutti i rimandi che questo termine comporta a partire dal suo primo apparire nel libro della Genesi.

Ai fini della presente trattazione, diremo soltanto che il termine Coen (ingl. Kohen, ebr. כהן) è immediatamente associato, sin dal suo primo apparire nei Testamenti, a Melki-Tzedeq. Potremo scoprire che Melki-Tzedeq non è un nome ma un titolo, come ci permette con fonti documentate il libro qui recensito; soprattutto, ne deriviamo con chiarezza che questo titolo è un titolo sacerdotale.

Ecco perché le religioni occidentali esercitano la funzione sacerdotale (e se la contendono) in nome della pretesa legittimazione nell’ “Ordine di Melki-Tzedeq“. Così, questa legittimazione sarebbe stata trasmessa da Sem ad Abramo, e da Abramo ai suoi discendenti fino a Mosé ed Aronne, che istituzionalizzarono il sacerdozio attribuendolo alla Tribù di Levi e alla sua discendenza, non senza polemiche che hanno molto a che vedere con la linea ismaelita, con le origini della tradizione coranica e con altre cose di cui è complesso dire e per le quali si rimanda al saggio recensito.

Per quanto qui rileva, si dovrà ricordare che la Chiesa Cattolica ha ritenuto di poter sottrarre agli Ebrei la primogenitura nel sacerdozio per causa del loro non aver riconosciuto il Messia. In nome di questa costruzione apodittica la Chiesa ritiene tutt’oggi di avere un diritto di primazia nel sacerdozio.

LCDSM è modernissimo nel suo pensiero ritenendo che la funzione sacerdotale non può essere prerogativa esclusiva né degli Ebrei (la denuncia della corruzione dei Sadducei fatta da Giovanni Battista e Gesù Cristo ne sia testimonianza) né dalla Chiesa (la descrizione dei mali della Chiesa sarebbe troppo lunga e patetica, quindi non la faremo nemmeno, rinviando alle cronache del nostro tempo).

LCDSM costruisce invece l’idea modernissima di svincolare la vita spirituale dalla religione, dando a tutti la consapevolezza che “il potere di diventare figli di Dio” di cui parlano i Vangeli significa anche necessariamente diventarne sacerdoti. In breve, la vita spirituale è confermata dall’operatività quotidiana del rito che ogni Adepto deve svolgere a sua tutela, per allontanare i mali del mondo, per costituire intorno a sé cerchi e confini sacri.

L’Adepto che esercita il rito quotidiano è, ipso facto, sacerdote, dunque, secondo il grado di testimonianza, Eletto Coen.

In questo modo è costituito l’Uomo-Spirito di cui parla LCDSM.

La via esoterica ed iniziatica da lui concepita conduce pertanto alla costruzione, lenta e per eccezione, di Eletti Coen, da che il sacerdozio, come è stato spiegato, non può essere rivendicazione esclusiva di una linea genealogica, né può essere prerogativa esclusiva di un clero: perché nessuna di queste vie ha saputo garantire purezza.

La linea sacerdotale cui pensa LCDSM scrivendo del Ministero dell’Uomo-Spirito è una linea ancor più forte di quella cui ambiva il suo Maestro, Martinez De Pasqually: perché se lui, in fondo, aveva come scopo principale l’utilizzare la chiave iniziatica per riaprire le porte dell’ebraismo ai marrani (cioè gli Ebrei che si erano convertiti, forzosamente o per opportunità al cattolicesimo), LCDSM invece si propone un fine più ampio, che è quello di aprire la via sacerdotale a chiunque senta risuonare questa campana all’interno della propria coscienza.

Prima di chiudere l’argomento, occorre dissipare un’ombra: e cioè che il temine “sacerdotale” abbia in sé qualcosa di confessionale o di pretesco. Ciò non soltanto perché le origini sono più remote (ebraiche, abramiche, noachiche, enochiane, adamitiche), ma soprattutto perché in questa idea di sacerdozio l’elemento essenziale è la netta distinzione dalla religione.

Assumiamo così l’essenza del pensiero di LCDSM nell’idea che sia possibile una vita spirituale senza l’adesione a una religione, e che la ripetizione dei riti quotidiani possa trasformare qualsiasi persona in autentico sacerdote, cioé Ministro Spirituale, cioè Eletto Coen.

Sarebbe troppo semplice chiudere in apoteosi e glorificazione. Si dovrà tenere presente che questa trasformazione è l’essenza del Trattato sulla Reintegrazione delle Anime (titolo della principale opera di Martinez De Pasqually e di cui tratteremo in un successivo scritto per le sue non casuali assonanze con la traduzione che il cerchio di Papus farà delle opere di Isaac Luria, da cui si potranno comprendere ulteriori elementi importanti sulla dottrina interna del Martinismo): ma questa trasformazione è possibile solo se sostenuta da stabile equilibrio e sincero lavoro sulla coscienza.

Lasciato a sé stesso, l’Adepto può facilmente inciampare, cadere, o anche semplicemente dimenticare e lasciare all’oblio le sue consacrazioni e i suoi voti. Del resto, la corruzione dei Sadducei come quella della Chiesa sono evidenti testimonianze di questa umana debolezza, e non abbiamo motivo di poter ritenere che la via iniziatica offra garanzie maggiori.

Anche la vita di Loggia non può che essere un momento, un palliativo che può dare la sensazione gioiosa di non essere soli, di condividere, di essere più forti delle divisioni: ma il fondamento resta individuale.

L’unica garanzia è il lavoro costante, la presenza a sé stessi, l’esercizio sistematico del rito: è questo che fa di noi sacerdoti, l’offerta del rito che, se è sincera e stabile, ha il potere di tenere distante gli istinti e i desideri più bassi, così che la tua aura, la tua sfera spirituale, resti inviolabile e protetta.

Se questo non può salvare il mondo, può comunque migliorare il mondo intorno a noi: mondo che, comunque, prima di quanto immaginiamo dovremo lasciare e che, non dobbiamo dimenticare, è per noi soltanto una stazione di passaggio.

DALQ Ph::I:: אור

Coen Vodou ou le Martinisme Noir

Le séjour et la disparition sur place de Martinès de Pasqually en Haïti, autrefois Saint-Domingue, en septembre 1774, comme si les élus coëns avaient laissé quelques traces cérémonielles palpables et concrètes dans ces régions pénétrées des rites vaudous et magiques.

Ici, pour la Fête de la Saint-Jean, il y a l’occasion  d’un estrange rituel que, après avoir inscrit des noms angéliques, planté les bannières et tracé les cercles à la craie sur le sol, on place au centre un grand bûcher.

Le vaudou d’ Haïti vient d’Afrique de l’ouest, mais celui pratiqué sur l’île est en plus intimement lié à la définition identitaire du peuple haïtien, puisque la cérémonie du Bois-Caïman du 14 août 1791, mènera grâce à la révolte victorieuse à l’effondrement de l’esclavage en 1804.

La cerimonie, telle qu’elle a pu être décrite, c’este une harmonie particulière entre le chant, la danse et les sacrifices d’animaux, provoquant les inévitables et énigmatiques crises de possession, tout ceci sous la direction de Boukman, chef des esclaves e la proclamation de l’independence, et le changement du nom Santo-Domingo, avec le retour à le name autochtone Haïti.

Tout ce qui touche à la magie, à l’occultisme, à l’ésotérisme, à la religion et à la franc-maçonnerie, est pénétré de l’esprit du vaudou sur l’île. C’est ce curieux mélange de rites vaudous et de théurgie des élus-coëns, qui se déroule publiquement en Haïti lors de la Saint-Jean, et auquel tous peuvent assistés, rituel peu connu mais qui est intéressant à plus d’un titre.

Dans cette ceremonie, certains Frères se présentent comme «Réaux+Croix», revêtus d’aubes sacerdotales. Ils retirent leurs chaussures et entrent dans les cercles, puis s’approchent de l’autel de bois et procèdent à son aspersion avec de l’eau bénite, des sels de mer, etc., pratiquent des offrandes d’alcool, d’eau de coco, d’huile de palme et fumigation des parfums pour purifier le lieu. Les prières préalablement recueillies sont placées dans le centre du bûcher qui représente l’autel, que les Frères haïtiens appellent «l’Arche». Enfin un mélange spécial d’encens est brûlé par un thuriféraire, et le Vénérable Maître, gardiens et orateur invoquent les puissances angéliques.

Tous les chœurs angéliques sont invoqués, on chante, on danse, on proclame des formules mélangeant  prières et formules magiques, puis, après de fougueuses circumambulations, est enfin enflammée « l’Arche » par les prêtres maçonniques qui se disent « coëns ». Dans une extase collective, est ainsi consumé le brasier magico-coën, laissant se poursuivre tardivement dans la nuit, les libations festives de la Saint-Jean haïtienne.

Adattamento di N::F:: Althotas.

Vedi l’articolo originale e il repertorio fotografico associato in:

https://lecrocodiledesaintmartin.wordpress.com/

e, per un’idea musicale:

e per adattamento martinezista:

infine, per una bibliografia:

Journal of Haitian Studies

Mounier Vodou

Surrealism Esoteric Secrets 200-221

Ma chi era Jean-Louis Annecy? JEAN LOUIS ANNECY, un giacobino nero in Italia.

Un articolo su Toussaint Louverture su Officinae del Giugno 2013

Su Cercle de l’Europe, il recensore scrive che Toussaint-Louverture era senz’altro impegnato in una delle L.: di Santo Domingo, e che “Bon nombre de Loges furent créées dans cette partie de l’ile et on pouvait compter en son sein la Maçonnerie bleue ou symbolique, la Maçonnerie des hauts grades, la Patente Morin, le Rite Ecossais Ancien et Accepté et la Maçonnerie des Elus Cohen constituée par Martines de Pasqually. Je prendrais pour hypothèse que c’est de la Maçonnerie des Elus Cohens implantée dans la colonie par Martinez de Pasqually que la Maçonnerie haitienne détient son coté du mysticisme spirituel.”

Per una inquadratura complessiva del tema e l’importanza del voudoun all’inizio della rivoluzione di Haiti, per i profili del sacerdote voudou Dutty Boukman e di George Biassou, che lo sciamano della Jamaica aveva indicato come il messia della rivoluzione di Haiti; per l’ascesa di Toussaint Louverture (detto il giacobino nero) e per il tradimento del suo successore Jean-Jacques Dessalines, si veda in particolare Popkin, jeremy-d-popkin-a-concise-history-of-the-haitian-revolution-2011.

Sulla presenza di Louis-Claude De Saint-Martin ad Haiti, breve ma eloquente il dato che emerge a pagina 51 di questo saggio su “Le religioni di Haiti” religion-haiti-09-eng

La mostra internazionale sulla rivoluzione di Haiti alla John Carter Brown Library del 2004: haitian exhibition

Il volume su Hegel e Haiti della Buck-Morss 2000_Buck-Morss_Hegel+&+Haiti

Dal Pan-African Journal: 5.7-AHaitian – Journal of pan-African studies

Makandal, il Messia NeroJoseph JRER 3 4 Makandal the black Messiah

Da esaminare anche questo articolo: HAITI RECTO VERSO: Rôle de la franc-maçonnerie en Haïti

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